Infezioni sessualmente trasmesse: se ne parla meno ma sono in aumento

Le infezioni sessualmente trasmesse (IST) costituiscono un vasto gruppo di malattie infettive acute e croniche, molto diffuse in tutto il mondo e che possono causare sintomi anche importanti e gravi complicanze a lungo termine. Queste patologie rappresentano un peso importante in tutto il mondo, sia sotto il profilo dei tassi di morbilità e mortalità che per le ingenti risorse economiche assorbite dalle terapie impiegate per trattarle.1

Le infezioni sessualmente trasmesse (IST) costituiscono un vasto gruppo di malattie infettive acute e croniche, molto diffuse in tutto il mondo e che possono causare sintomi anche importanti e gravi complicanze a lungo termine. Queste patologie rappresentano un peso importante in tutto il mondo, sia sotto il profilo dei tassi di morbilità e mortalità che per le ingenti risorse economiche assorbite dalle terapie impiegate per trattarle.<sup>1</sup>

Le infezioni sessualmente trasmesse (IST) costituiscono un vasto gruppo di malattie infettive acute e croniche, molto diffuse in tutto il mondo e che possono causare sintomi anche importanti e gravi complicanze a lungo termine. Queste patologie rappresentano un peso importante in tutto il mondo, sia sotto il profilo dei tassi di morbilità e mortalità che per le ingenti risorse economiche assorbite dalle terapie impiegate per trattarle.1

Questo argomento tratta di:
batteri HIV Infezioni rapporti sessuali sifilide

Dati 2021 in crescita

I dati epidemiologici più recenti, relativi all’Italia, vengono dal rapporto Le infezioni sessualmente trasmesse: aggiornamento dei dati dei due sistemi di sorveglianza sentinella attivi in Italia al 31 dicembre 2021, pubblicato a maggio 2023 dall’Istituto superiore di sanità. Lo studio illustra come nel 2021 il numero totale di segnalazioni di IST sia aumentato del 17,6% circa rispetto al 2020 con un 76,9% dei casi diagnosticato negli uomini e un 23,1% nelle donne.1 L’età mediana alla diagnosi è rispettivamente di 34 e 30 anni.1

Infezioni batteriche in crescita, in calo le condilomatosi

Appaiono interessanti alcuni dati relativi all’incidenze delle diverse infezioni sessualmente trasmesse: in particolare sono clamidia (Chlamydia trachomatis), gonorrea (Neisseria gonorrhoeae), sifilide (Treponema pallidum) primaria, secondaria e latente ad aver mostrato aumenti rilevanti nel 2021 rispetto al 2020. Più nello specifico, l’aumento maggiore di casi di queste patologie si è osservato tra gli uomini che fanno sesso con altri uomini (MSM). Per la clamidia in particolare è emersa una prevalenza tra i giovani di età compresa tra i 15 e i 24 anni tripla rispetto ai soggetti di età superiore. A partire dal 2018 è invece in riduzione – con un tasso superiore al 30% – il numero di casi di condilomi ano-genitali sia nelle femmine che nei maschi, dato verosimilmente attribuibile all’efficacia delle campagne vaccinali anti-HPV (Human Papilloma Virus).1

Sifilide e HIV in soggetti con IST

Quanto alla sifilide primaria e secondaria, resta una patologia più tipicamente maschile e legata agli MSM, che nel 2021 costituivano il 79,1% delle segnalazioni. L’andamento dei casi, va però detto, è rimasto relativamente stabile fino al 2000 quando ha iniziato ad aumentare in modo rilevante. Dal 2016 al 2020 si è osservata una riduzione dei

casi del 23% e un successivo picco nel 2021.1 Minore prevalenza femminile anche per l’HIV nel contesto dei pazienti con IST: 2,1% nel 2021 contro il 3,6% del periodo 1991-2021, in controtendenza rispetto ai maschi. Il dato è molto inferiore a quello degli MSM, tra i quali ha mostrato un aumento costante dal 2008 sino a toccare 27,2% nel 2021 (laddove tra gli eterosessuali si assesta, nello stesso anno, al 3,7%). La prevalenza globale di infezione da HIV (Human Immunodeficiency Virus) tra le persone con una IST nel 2021 è invece del 14,7%, circa 70 volte più alta di quella stimata nella popolazione adulta italiana.1

Donne a minore rischio rispetto agli uomini, in particolare MSM

Tutti questi dati mostrano come le donne non siano i soggetti più esposti a rischio di contagio da IST. Al contrario lo sono i soggetti di sesso maschile, molto giovani (<24 anni), soprattutto stranieri e MSM (tra i quali si è assistito, tra 2000 e 2021, a un incremento del 23,2% dei casi annui).1

Da dove vengono i dati: i sistemi di sorveglianza

Va segnalato, a margine di questi dati, che in Italia le IST a notifica obbligatoria sono gonorrea, sifilide e pediculosi del pube. Purtroppo tale notifica non viene sempre rispettata, pertanto i casi sono sottostimati. Per sopperire alla mancanza di dati sulle altre IST – ad esempio infezioni da clamidia, Trichomonas, herpes genitale e condilomi ano-genitali – sono stati attivati due sistemi di sorveglianza. Il primo è basato su dati di centri clinici, è attivo dal 1991 e segnala le persone con una diagnosi confermata di IST in atto, mentre il secondo è una basato su dati di laboratori di microbiologia, è attivo dal 2009 e segnala le persone che si sottopongono a test di laboratorio per clamidia, Trichomonas vaginalis e gonorrea. Entrambi sono coordinati dal Centro operativo AIDS (COA) dell’Istituto superiore di sanità. Questi sistemi di sorveglianza sentinella non hanno una copertura nazionale e quindi non segnalano il 100% dei soggetti con IST presenti in Italia, ma assicurano stabilità e costanza nell’invio dei dati, permettendo di misurare nel tempo la frequenza relativa delle singole infezioni e di valutare i fattori di rischio associati.1

Raccomandazioni: percorsi integrati, test e vaccinazioni

A questo scopo il rapporto Iss segnala alcune raccomandazioni utili in ottica di prevenzione e diagnosi precoce. Prima di tutto auspica azioni per favorire il trattamento precoce delle IST facilitando l’accesso ai servizi sanitari attraverso un Percorso integrato di cura (PIC) della persona a rischio o con diagnosi di IST. Diagnosi precoci sono possibili inoltre migliorando il contact tracing delle persone con infezione attiva e promuovendo la terapia del partner. In particolare è importante favorire la diagnosi precoce della clamidia attraverso l’offerta del test per le donne giovani, anche se asintomatiche, in particolare se pluripartner. Per quanto concerne l’HIV è necessario aumentare l’offerta attiva e l’effettuazione del relativo test tra le persone con una IST, in accordo con quanto previsto dal Piano nazionale della prevenzione 2020-2025. Occorre poi potenziare il contrasto alla diffusione delle epatiti virali B e C tra le persone con una IST, secondo le ultime raccomandazioni dell’Organizzazione mondiale della sanità. Altro aspetto importante è quello delle vaccinazioni: è infatti fondamentale sostenere la prevenzione primaria favorendo l’accesso ai vaccini anti-HPV, anti-epatite B ed A.

L’importanza della sensibilizzazione

Tutto ciò richiede però anche una consapevolezza da parte della cittadinanza circa queste problematiche: la si raggiunge incrementando le attività di informazione sulle IST, sui loro segni e sintomi e sulle complicanze, sottolineando il ruolo di queste infezioni nella trasmissione e nell’acquisizione dell’HIV. Ciò passa anche dall’educazione alla salute sessuale e al sesso sicuro, con informazioni sull’uso corretto del condom e sulla riduzione di situazioni potenzialmente a rischio, quali l’impiego di alcol e sostanze concomitante all’attività sessuale.1

Bibliografia

  1. “Le Infezioni Sessualmente Trasmesse: aggiornamento dei dati dei due Sistemi di sorveglianza sentinella attivi in Italia al 31 dicembre 2021”, Not Ist Super Sanità 2023;36(5):3-39.

 

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Numero di lavoro: THX_IT_IT_17290_v1
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